

Un luogo dove
la storia si integra
alla fede e alla bellezza
Un luogo dove la storia si integra alla fede e alla bellezza, dove la vita di San Francesco si incrocia con quella dei seguaci agostiniani: ai piedi di Assisi, riconosciuta come Patrimonio Universale UNESCO, sorge un complesso dalla storia millenaria: Ospedale delle pareti – Villa Gualdi.
Le origini: la chiesa di
San Salvatore delle Pareti
Tutto comincia nel 1080, con la chiesa di San Salvatore delle Pareti, protettore dei terremotati. Questa chiesa era considerata luogo di protezione e benedizione al servizio della città.
Al suo interno, oggi, la pietra rosa di Assisi a vista, parla ancora e nell’abside si può ammirare un affresco del XVI secolo con i ritratti di Sant’Agostino, San Francesco e Sant’Antonio.
Ma il destino di questo luogo era intessuto non solo di fede, ma anche di accoglienza. Nel 1193, compare nei documenti come “hospitale de Pariti”, un rifugio aggiunto al corpo della chiesa, affidato al Vescovo di Assisi.
La sua porta si apriva a chi tornava da viaggi lontani e pericolosi, come i Crocigeri reduci da Gerusalemme nel 1320.
Come si narra nello Speculum Perfectionis, l’episodio risale agli ultimi giorni del Settembre 1226.
Mentre ancora dimorava nel palazzo vescovile, il Padre Santo era stato avvertito, sia dallo Spirito Santo, sia dai medici, che la sua morte era imminente. Sentendosi sempre più aggravare e venir meno le forze del corpo, si fece portare in lettiga alla Porziuncola per finire la vita del corpo nel luogo dove aveva cominciato a sperimentare la luce e la vita dell’anima.
Quando arrivarono all’Ospedale delle Pareti (Villa Gualdi) che sorge a mezza strada tra Assisi e la Porziuncola luogo che Francesco aveva frequentato più volte per le visite ai malati disse ai portatori di mettere a terra la lettiga. Avendo oramai perso quasi del tutto la vista a causa della lunga e grave malattia agli occhi, si fece voltare con la faccia verso Assisi e sollevandosi un poco, benedisse la città, dicendo:
“
Signore, credo che anticamente questa città fu soggiorno di uomini iniqui. Adesso vedo che, nella tua immensa misericordia, nel momento scelto da te, tu le hai mostrato la tua speciale sovrabbondante pietà, e unicamente per la tua bontà l’hai scelta ad essere luogo e soggiorno di quelli che ti conoscono nella verità, rendono gloria al tuo santo nome e mandano a tutto il popolo cristiano un profumo di buona fama, di vita santa, di verissima dottrina, di perfezione evangelica. Ti prego dunque, o Signore Gesù Cristo, padre delle misericordie, di non voler guardare alla nostra ingratitudine ma di ricordarti sempre della immensa compassione che le hai dimostrato, affinchè sia sempre il luogo e il soggiorno di quelli che ti conoscono veramente e che glorificano il tuo nome benedetto e glorioso nei secoli dei secoli. Amen.
”
San Francesco d’Assisi
Dal 1505 al 1860, Villa Gualdi divenne Monastero di Sant’Agostino, gestito dai monaci Agostiniani di Perugia.
Fu un periodo di cura, trasformazione, restauro. A collegare le due proprietà una galleria sotterranea alla via della Porziuncola (tutt’ora esistente).
Nel 1870, il corso della storia cambiò nuovamente: il complesso fu confiscato dal neonato stato d’Italia e nel 1873, acquistato all’asta dal Signor Lorenzo Gualdi, diventa una dimora privata assumendo l’aspetto di villa neoclassica.
I suoi corpi di fabbrica tornarono ad un uso agricolo.
Dopo il terremoto del 1997, una grande ferita per l’Umbria e per Assisi, il complesso ha subito una completa ristrutturazione antisismica come da indicazioni e vincoli del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Nel 2017 per l’amore profondo verso Assisi e il suo territorio la proprietà viene acquistata da un imprenditore assisiate, Giampiero Bianconi. Per 6 lunghi anni, ogni giorno, dirigerà in primis i lavori di ristrutturazione e sistemazione delle parti rimaste incompiute avvalendosi di collaboratori locali, conoscitori di tecniche moderne, studiosi e appassionati come lui di materiali del luogo, affinchè il complesso conservi la bellezza, il fascino e l’emozione dei secoli passati.
quel luogo siamo un po’ anche noi.
In qualche modo, senza saperlo ce lo portavamo dentro e un giorno,
per caso ci siamo arrivati.






















